Abstrait di Claude Dirand Perkowski
Quando si parla di astratto nell'arte il riferimento diretto è alla forza
ed alla capacità di esprimere un concetto, un'idea, a prescindere dal
riferimento agli oggetti in cui si manifesta.
A riguardo dell'eterno conflitto tra realismo e non realismo si
potrebbe citare la celeberrima didascalia di René Magritte: “Ceci
n’est pas une pipe” che richiama l'attenzione sulla profonda
differenza tra la rappresentazione della realtà e la realtà stessa.
Ma se nel caso appena citato si gioca su una contraddizione
concettuale evidente è pur vero che bisogna riconoscere l'esistenza
della necessità, dell'esigenza, da parte dei più, di trovare il concetto
insito dietro un'immagine astratta.
Questa esigenza è dettata dall'ansia di controllo, di possesso, che
anima l'essere umano di fronte ad ogni situazione. L'ignoto
spaventa e l'impossibilità di entrare nei meccanismi costruttivi
disorienta proprio per il principio razionalista di dare un significato
materiale alle cose, agli eventi.
Sfugge l'importanza del valore immateriale delle cose, il loro valore
intrinseco di oggetti generati per esprimere un sentire, una
percezione, una parte dell'io non visibile.
Nel rappresentare la sua realtà, con una notevole forza espressiva e
gestuale, Claude Dirand Perkowski si lascia alle spalle questo
dubbio.
Ha già operato le sue scelte nella vita senza esitazioni.
Ha abbandonato, dopo anni di attività, la scienza medica, per dare
unicamente spazio alla sua profonda esigenza di dare vita e corpo al
suo sentire.
Lasciare un mondo, con la consapevolezza che un altro mondo
esiste. In questo risiede l'essenza della sua opera artistica.
Non un salto nel vuoto, ma una scelta forte e chiara che si manifesta
anche in un drastico cambio dell'ambiente in cui vivere.
Il suo movimento, animato dalla sua esigenza di lasciare emergere
la propria interiorità, l'ha portata verso l'elemento più strettamente
connesso con la sua natura di essere umano: l'acqua.
Il Mediterraneo è entrato prepotentemente nella sua vita ed ha
aperto la strada al fluire dell'emozione che, guidata da una capacità
tecnica di notevole livello, come un fiume ha raggiunto il mare
ritrovando in esso la potenza della sua origine.
Se è vero che la vita è un gioco dinamico bisogna abbandonare ogni
pregiudizio per viverla fino in fondo.
Tralasciando l'inutile domanda:“Cosa rappresenta?” è
indispensabile chiedersi:“Cosa provo?”.
In questo passaggio da un razionalismo opprimente ad un
percepire, senza vincoli, il proprio sentire, i propri sentimenti, è il
senso della vita. È il senso dell'arte di Claude Dirand Perkowski.
Alfonso Caputo
Belforte del Chienti, Maggio 2013