Personale "Zago e la rinascita della materia"06/27ettembre 2008 presso Art Gallery-Miramare di Rimini(Italy) Sabato 6 settembre alle ore 18, presso l'Art Studio Gallery di Miramare di Rimini, è stata aperta al pubblico la mostra personale " Zago il Riciclante - la Rinascita della materia". In mostra le colorate composizioni di Gianantonio Marino Zago, artista veronese che trasforma lo scarto in arte, con Zago i materiali rinascono a nuova vita. Zago va a caccia di oggetti dimenticati, rifiutati dal vivere quotidiano e dona loro, grazie all'immaginazione e all'abilità creativa, una nuova possibilità d'esistere, una dimensione diversa, quella dell'arte. Scatole, lattine, pettini, palline da tennis, penne, elettrodomestici, posate, accendini e tanto altro vengono catapultati nel vortice della sua furia creativa in cui tutto è tenuto insieme dal colore. Si il colore, Zago interviene sulle sue composizioni con getti di colore che donano vivacità e allo stesso tempo tengono insieme il connubio di oggetti.
La mostra di Zago rimarrà aperta fino al 27 settembre, dal martedì alla domenica dalle 16 alle 20, presso l'Art Studio Gallery di Via Oliveti 6 (338 6297828 – info@studioartgallery.it) a Miramare di Rimini«.La mostra è a cura di Paola Bernabini, artista riminese che meno di un anno fa aprì questo nuovo spazio espositivo con l'intento di dare la possibilità agli artisti contemporanei che fanno dell'arte un'originale strumento di comunicazione, di potersi esprimere e farsi vedere al pubblico. la mostra di Zago rappresenta un'occasione per ammirare colorate opere d'arte che racchiudono in sè un'enorme ricchezza di significati, che prima di tutto urlano i materiali (scartati dal resto del mondo ma non da Zago) utilizzati. Cenni biografici: Gianantonio Marino, in arte Zago , nasce a Trieste nel 1949, nel 1957 si trasferisce a Verona dove tuttora risiede. Autodidatta, diplomato in grafica pubblicitaria, inizia a dipingere all'inizio degli anni '70. Dal 1994 abbandona la pittura figurativa e paesaggistica per un astratto-informale e figurativo a mosaico e dal 1999 sperimenta anche la digital-art. Attualmente si dedica soprattutto alla creazione di quadri polimaterici composti da materiali da riciclo spesso raccolti in strada. Numerosi sono le personali e le collettive tenute in Italia e all'estero, tra le più recenti ricordiamo la "Biennale di Arte Contemporanea" ad Aversa (Caserta) e "Ti riciclo in arte" presso Capranica (Viterbo), entrambe del 2008. Miriam Fusconi |
TESTO CRITICO DI MARCELLO TOSI(accenni all'arte del riciclo del maestro e considerazioni prevalenti sulle altre sue discipline artistiche,quali la fotografia artistica e l'arte digitale.):Artista che crea dal nulla, si autodefinisce Gianantonio Marino Zago, che trasforma una forma in un'altra forma ….”Ho trasformato il mouse nel pennello distorsore e i pixel fungono da colori da distribuire sul file. Programmi semplici , non sono attratto da tecniche di collage o trasposizioni di immagini o quant'altro la tecnologia mette a disposizione per cercare effetti speciali ed avveniristici la differenza è data poi dalla mente di chi crea, non dai mezzi per eseguirla. Sono un digitalista all’antica”. Tornando a dar valore a concetti come colore e segno, all’arte a grafica, al rapporto tra la materia e lo spazio, alla significanza, le sue immagini appaiono come specchi di storia del nostro tempo da lasciare alla meditazione dei posteri. “All’età di 9 anni – dice - mi venne regalato un caleid0scopio, ora riporto in tela anche i turbamenti della vita presente. Sono i suoi “ricordi della mente”. Attraverso i suoi colori metallici emerge un’onirica dimensione traslucida della realtà. Uno sguardo essenziale. Zago procede come un alchimista,lasciando che le immagini si creino impressionando, sviluppando,fissando, ossidando, bruciando l’immagine, cercandone le tracce, i volti anche nel mondo antico, decontestualizzando immagini e caricandole di ulteriori significati, facendo di soggetti già pregni di memorie, una memoria che resiste. Il tempo del ricordo appare in Zago come una pellicola ormai sbiadita, fatta di ombre e nebbia,tutto sfumato, seppiato, come rintracciando anche nei segni di una classicità che porta i segni della decadenza, memorabilia dell’umano,di tutta l’umanità. Tutto è traccia per lo sguardo intensamente gettato dall’affermato artista veronese, che proviene dalla grafica pubblicitaria, su di una condizione umana in cui la memoria permane come una in congrua presenza del vissuto: vita pur scarnificata e svuotata, che ha comunque sete, nostalgia di bellezza assoluta. Il tema della memoria appare il cuore della sua opera. Da qui la scelta dei soggetti e, ancor più significativa, quella della tecnica con cui li rielabora: attraverso l’uso della tecnica delle Digital Photo. Le immagini emergono fissate in un' atmosfera cristallizzata, in cui il tempo sembra essersi arrestato grazie al processo alchemico. In questo diario dell’inquietudine, ogni oggetto,ogni foto si libera dalla banalità e si trasforma in un'immagine unica e interiore, carica di evocazioni, formando un codice di disegni e memorie da decifrare, nella cui insistita presenza,quasi come un emblema, del segno del tempo, si rincorrono, come colti ad occhi aperti, associazioni, illuminazioni, stati d’animo. Sogno e mistero si apparentano agli oggetti del quotidiano, che però fugge, ed è già memoria remota. Le ore ferme sui quadranti degli orologi sono magicamente reali, vivono,come l’arte, del respiro lungo del silenzio. Le cose comuni appaiono nella loro sublime immobilità fuori dal tempo. Unendo segno e colore, la luce di un pensiero getta stupore e meraviglia dell’esistente, fruga nella polvere del tempo, gratta le macchie di ruggine, mette il dito nelle crepe, nel fluire dell’esistente. Come in “Idra”, il tempo ci afferra dalla nascita, sciupa la vita e la porta chissà dove l’arte è un essere dentro le cose, e nel ricordo il tempo permane, inattaccabile, senza essere annientato. Tutto è retaggio di solitudini,esposto alla minaccia senza tempo della consunzione. Viraggi di colore donano un effetto particolarmente straniante. L’acido puntilismo di una pioggia gocciolante in una notte d’inverno (“La mappa del tesoro!) rimanda alla lezione sempre presente nell’artista del Dripping di Jackson Pollock. Un viaggio della mente verso un mondo smarrito in una dimensione onirica e spaziale definita da titoli che vanno da “Ai confini dell’Eden” a “Verso l’ignoto, da “La fuga da Atlantide”, a “The World exploded”, da “ Asterlite” a “Dream of the urban rider”. L’immagine trasmuta verso una nuova fisicità, iconica, reliquiaria. Lascia affiorare tutte le gradazioni dei cristalli d’argento. Il vero appartiene Al mondo di memoria,di sguardi tattili…L’artista interviene sulla fragilità dell’identità, senza contorni netti, scava penombre, con una complessità scenica, Dal riciclante, dalla polimaterialità dei riciclo, Zago approda alla dimensione tra astratto e informale costituita dalle foto elaborazioni dell’arte del digitale. Arte comunque polisegnica. Un surreale mondo notturno dai lividi colori in cui si alzano spettrali antenne, inquiete figure di viandanti, dall’aspetto di inquiete maschere antiche. |